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Abbiamo visto la serie tv “The Bear” sul lavoro nell’hospitality

[vc_row font_color=”#000000″][vc_column font_color=”#000000″][movedo_title heading_tag=”h2″ heading=”h1″ increase_heading=”140″ custom_font_family=”custom-font-1″]Abbiamo visto la serie tv “The Bear” sul lavoro nell’hospitality[/movedo_title][vc_column_text text_style=”leader-text” css=”.vc_custom_1665904679624{background-color: #ffffff !important;}”]Ho visto “The Bear” la serie tv che punta a rompere gli schemi delle tradizionali serie sull’Hospitality. 

Partiamo dall’inizio: la serie tv è targata Hulu/FX ed è diretta da Christopher Storer and Joanna Calo. Attualmente è disponibile solo sulla piattaforma americana Hulu ma sbarcherà in Italia il 5 Ottobre su Disney +.

La serie è divisa in otto episodi, la trama è semplice: Carmen Berzatto, detto “Carmy”, è uno chef italo americano cresciuto nel e dal Fine Dining, attualmente lavora al Noma di Copenaghen. 

Improvvisamente il fratello maggiore Michael si toglie la vita, lasciando in eredità al fratello il suo “italian beef sandwich bar” l’Original Beef of Chicagoland. 

Carmy lascia le sofisticate cucine di un ristorante stellato per prendere in gestione il caotico e smandrappato ristorante del fratello. 

La serie ci guida nell’osservazione del percorso di Carmy all’interno di questa cucina, nel disperato tentativo di risollevare un ristorante sommerso dai debiti e sprovvisto di qualsivoglia organizzazione interna. 

Tramite diversi flashbacks riusciamo a ricostruire frammenti del passato di Carmy nel Fine Dining e della formazione traumatizzante che ha ricevuto da questo settore. 

L’intero percorso di Carmy nella cucina dell’Original Beef è una lotta intestina tra l’impostazione che ha ricevuto dai ristoranti stellati e la spinta ad un nuovo approccio, più easy e genuino. 

Due Carmy convivono nella stessa persona e si scontrano per emergere. 

Così nei primi episodi vediamo Carmy impegnato, anzi ossessionato, a ripartire ruoli e responsabilità, nel disperato tentativo di replicare l’organizzazione gerarchica delle brigade de cusine stellate. 

Gli altri personaggi che abitano la cucina sono riluttanti e contrastano in ogni modo Carmy, sono visceralmente legati ad una loro impostazione caotica ma funzionale, quella che aveva dato loro Michael. 

Lo scontro con questa realtà è per Carmy anche un potente contenitore nel quale rielaborare il dolore per la perdita del fratello, un lavoro catartico che gli consente di conoscere più a fondo Michael, seppur in sua assenza, e di accostarsi pian piano a lui.

Il cammino di ricostruzione, ed anche di miglioramento, dell’Original Beef è la via per la rinascita di Carmy, il disvelamento della sua vera essenza a lungo soppressa e repressa nel Fine Dining. 

The Bear è una serie stressante, come solo le serie davvero realistiche riescono ad essere. Non è iperbolica, siamo lontani dall’immagine superficiale e stereotipata della cucina che danno certi film e programmi tv. 

I ritmi sono incalzanti quando devono esserlo per consentire allo spettatore di immergersi nella realtà di una cucina, con tutto il carico di stress del servizio. Ci sono anche tanti momenti morti, dove si affettano cipolle o mescolano pentoloni di sugo. 

La si potrebbe definire una serie immersiva, anche le riprese “telecamera alla mano” contribuiscono a lo spettatore direttamente partecipe, quasi fosse un altro dei membri della cucina.

E’ una serie esaltante o faticosissima, non ci sono vie di mezzo perché questo è la cucina di un ristorante: un febbrile alternarsi di eccitazione e tracollo che crea dipendenza. 

Consiglio questa seria a chiunque abbia voglia di calarsi in una visione senza filtri, ma al contempo profondamente comica, del mondo della ristorazione. 

Buona visione![/vc_column_text][movedo_empty_space height_multiplier=”2x”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]

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