Storia della palazzina LAF: il primo caso di mobbing
[vc_row font_color=”#000000″][vc_column font_color=”#000000″][movedo_title heading_tag=”h2″ heading=”h1″ increase_heading=”140″ custom_font_family=”custom-font-1″]Storia della palazzina LAF: il primo caso di mobbing[/movedo_title][vc_column_text text_style=”leader-text” css=”.vc_custom_1664459273678{background-color: #ffffff !important;}”]Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta dell’ILVA di Taranto, oramai diventata simbolo dell’inquinamento ambientale causato dalla produzione industriale.
L’ILVA di Taranto è stata il più grande polo siderurgico d’Europa a partire dagli anni 70’, per moltissimi anni la sua attività di lavorazione dell’acciaio e dell’amianto è stata intensissima e contava più di 400 dipendenti.
Il disastro ambientale provocato dall’attività del polo, legato al rilascio di polveri tossiche nell’area circostante, ha causato danni incalcolabili in termini ecologici ed anche umani, cagionando la salute di tutti gli abitanti della zona.
Forse non tutti sanno però che Emilio Riva, presidente del polo e successivamente dichiarato colpevole per disastro colposo e doloso, negli anni 90’ fu al centro di un’altro processo giudiziario sempre legato allo stabilimento.
Questa storia semi sconosciuta ai più successivamente fu fondamentale per la nostra giurisprudenza poiché pose le basi per l’introduzione del reato di mobbing.
A documentare questa storia è un podcast intitolato “La Palazzina: una storia di mobbing di massa” della giornalista Carla Manzocchi e disponibile gratuitamente sulla piattaforma RaiPlay Sound.
Nel podcast Carla Manzocchi ricostruisce ciò che avvenne nel 1998 nella palazzina LAF, uno stabilimento abbandonato annesso a quello principale dell’ILVA che divenne un vero e proprio reparto punitivo nel quale Emilio Riva confinava i dipendenti scomodi.
Attraverso il racconto diretto dei dipendenti che vennero spediti alla palazzina LAF, viene offerto all’ascoltatore il quadro agghiacciante di una pratica messa in atto per quasi tutti gli anni 90’.
Secondo quanto riportato dagli ex dipendenti, all’ILVA tutti sapevano di questa palazzina e naturalmente la temevano, qui venivano mandati tutti i dipendenti che si rifiutavano di svolgere straordinari non retribuiti, di lavorare durante le ferie o che per qualche motivo non erano graditi alla proprietà.
Poiché quasi tutti loro erano assunti a tempo indeterminato, per correggere il loro comportamento o per fare pressione affinché si licenziassero, venivano trasferiti in questa palazzina fatiscente, in completo stato di abbandono, con sedie rotte, finestre frantumante e quadri elettrici esposti.
Qui i dipendenti venivano abbandonati per otto ore al giorno, senza alcun effettivo impiego, con periodiche incursioni da parte di sorveglianti mandati lì dal presidente Riva per maltrattarli.
In questi sette uffici vennero confinati circa 79 lavoratori, alcuni di loro cedettero alle pressioni lungo il percorso, altri invece combatterono contro la proprietà fino al 1998, anno in cui gli ispettori del lavoro finalmente scoprirono la palazzina LAF.
Durante le otto ore e mezza al giorno in cui dovevano stare nella palazzina i dipendenti organizzavano letture e discussioni collettive dei giornali o si inventavano piccole occupazioni.
Le incursioni dei sorveglianti servivano a turbare questi precari equilibri che si andavano a creare nella palazzina, l’obiettivo era piegare i dipendenti affinché o accettassero le condizioni di lavoro stabilite o si licenziassero.
Nel 1998, in seguito alle ispezioni dell’ispettorato del lavoro, cominciano le indagini, sarà solo nel 2006 però, dopo tre gradi di giudizio, che la Corte di Cassazione giudicherà l’ingegner Emilio Riva e dieci sui dirigenti come colpevoli di violenza privata.
Questa sentenza fu la prima in assoluto in Italia a riconoscere le pressioni subite sul posto di lavoro come violenza da perseguire penalmente.
Viene così a crearsi il nucleo fondativo del reato di mobbing che sarà al centro del dibattito pubblico per tutti gli anni 2000 fino all’introduzione nel codice penale dell’articolo 572.[/vc_column_text][movedo_empty_space height_multiplier=”2x”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]