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I sapiens: siamo sicuri di essere la specie più evoluta?

[vc_row font_color=”#000000″][vc_column font_color=”#000000″][movedo_title heading_tag=”h2″ heading=”h1″ increase_heading=”140″ custom_font_family=”custom-font-1″]I sapiens: siamo sicuri di essere la specie più evoluta?[/movedo_title][vc_column_text text_style=”leader-text” css=”.vc_custom_1659536051387{background-color: #ffffff !important;}”]Sappiamo che sul nostro blog sia già comparso un articolo ispirato ad un intervento del Nobilita Festival ma le suggestioni offerte dai panel di quella giornata sono state tante e continuano a parlarci a distanza di mesi.

Tra gli speech più coinvolgenti, merito anche della sua configurazione alla TedTalk, va ricordato sicuramente quello del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi.

Il suo non è certamente stato un intervento classico, magari didascalico come ci si potrebbe aspettare da un uomo di scienza. L’approccio di Tozzi è sicuramente irriverente, l’obiettivo è stimolare la platea alla riflessione, puntellando la pura divulgazione scientifica con considerazioni sarcastiche.

Il panel viene aperto da Tozzi con una domanda, volutamente provocatoria: cosa distingue davvero i sapiens da tutte le altre specie di esseri viventi? Cosa ci renderebbe, presumibilmente, superiori agli altri?

La risposta è, se vogliamo, implicita nella punteggiatura della domanda: posta in apertura, a guisa di sfida, presuppone quasi certamente una risposta negativa.

Ma vediamo il ragionamento lungo il quale ci conduce Mario Tozzi.

Il geologo schiera una lunga serie di presunte differenze, certamente logiche ad una prima lettura superficiale, che poi puntualmente smonta.

Una fra tutte, la più gettonata, che offro a scopo esemplificativo: l’intelligenza.

Siamo più intelligenti delle altre specie? E’ questo che ci distingue da loro?

L’obiezione più immediata è: definiamo intelligenza. Qual è il parametro di riferimento per definire un comportamento intelligente? Ci troviamo presto in un vicolo cieco perché i criteri sui quali basare la valutazione sono, inutile dirlo, umani.

Come afferma lo stesso Mario Tozzi “l’essere umano più intelligente non sarà in grado di compiere la più semplice delle operazioni animali”.

Se pensiamo ai batteri, spiega Tozzi, scopriamo subito che sono in grado di studiare i fattori ambientali, modificare il loro comportamento basandosi su questo studio del contesto e trasmettere tra di loro l’informazione, tutti comportamenti che caratterizzano il comportamento intelligente e che, in un diverso contesto, sono alla base anche del funzionamento umano.

Quindi la domanda non è se le altre specie siano intelligenti o meno ma di quale tipo di intelligenza, specifica per il loro contesto, siano portatrici.

Ho sfruttato la spiegazione offerta circa il tema dell’intelligenza perché so che anche io stessa sono caduta nella trappola di questa risposta che, tuttavia, non è quella corretta.

Verrebbe da pensare, dopo tutto il ragionamento di Tozzi, che di differenze non ce ne siano, che sia tutta una questione di prospettiva.

E invece il geologo inverte nuovamente la rotta: una differenza c’è ed è terribile purtroppo. Non ci eleva, come potremmo pensare, al contrario ci colloca nel gradino più basso della scala degli esseri viventi.

I sapiens, spiega Tozzi, sono gli unici esseri viventi che accumulano risorse. Tutti gli altri saggi abitanti del pianeta terra si premurano di reperire le risorse necessarie al loro sostentamento ed allo sviluppo dei loro sistemi interni. L’accumulo, quando c’è, è ben equilibrato e risponde a logiche razionali di analisi dei fattori ambientali. Si accumula quel tanto che basta per sopravvivere nei periodi in cui, si sa, ci sarà scarsità di risorse.

Il sapiens invece produce più di quel che serve al suo fabbisogno, accumula molto più di quello che potrebbe servirgli per rispondere efficacemente alle avversità ambientali.

Per questo motivo si è trovato a dover inventare un comportamento mai visto prima in natura: buttare, generare rifiuti.

Procedendo evolutivamente in questa direzione da più stupidi del pianeta siamo diventati nemici della nostra stessa Terra e delle altre specie.

In una catena mortifera di accumulo che chiede altro accumulo, le nostre esigenze sono ormai diventate sproporzionate rispetto all’ambiente nel quale viviamo e alla nostra natura originaria. Molti dei problemi di salute che riscontra l’uomo contemporaneo sono legati proprio a questa trasfigurazione delle esigenze.

Oltre a noi a non essere più in salute è anche il nostro pianeta che, tra l’altro, condividiamo con molteplici altre specie, ormai costrette ad adattarsi a regole nuove che noi abbiamo deciso di imporre.

Questo sistema organizzativo, enuncia con serietà Mario Tozzi, è incompatibile con la vita e con l’ecosistema e poggia le sue basi sulla disparità e lo sfruttamento. Disparità sociale, disparità ambientale: per poter avere a disposizione più di ciò che realmente serve è necessario togliere a qualcuno.

Forse questa epoca di crisi, climatica, pandemica, economica e sociale, che stiamo attraversando può fungere da motore per le nostre coscienze e spingerci a modificare i nostri comportamenti. D’altronde il termine crisi, dal latino crisis, significa proprio questo: rottura, momento di separazione ma anche decisione, scelta. Un momento decisivo, e divisivo, che rompe il prima rispetto al dopo, e impone la scelta di una direzione. Possono essere anche molto lunghe le fasi di crisi, questo lo sappiamo molto bene, come il cervello umano anche il cervello sociale ha bisogno di tempo per adattare le emozioni a nuove prospettive e cambi di scenario. Ma quando le emozioni sono pronte, lo sono anche le cose.

Ci auguriamo tutti che questa sia la fase dei cambi di rotta e che i sapiens scendano dal loro piedistallo, del tutto immaginario, e rientrino in una dimensione di equilibrio con il pianeta ed i suoi altri inquilini.[/vc_column_text][movedo_empty_space height_multiplier=”2x”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]

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